Viaggiatori in Pantofole - Il racconto di Vaida

Toc Toc! Prima di chiedere “Chi è” o ad invitare gentilmente l’ospite ad entrare, inaspettatamente la quarantena irruppe nella mia vita. Non esiste un buon momento per far accadere cose inopportune, e questo non può essere definito un’eccezione. Quest’ospite indesiderato violentemente mi ha spinto e chiuso nella mia stanza. Questa quarantena mi ha lasciato sola seduta nella mia stanza, come se fossi l’ultimo fiore che sboccia in questo autunno appassito. Siccome sembrava che non potessi aprire o rompere la porta mi sono seduta di fronte all’enorme cassettiera, l’unica presente nella mia stanza, ed ho iniziato ad aprire delicatamente i tiretti. Avevo molto tempo da dedicare alla pulizia.

Il primo cassetto è stato facile da aprire. Una volta svelati i suoi segreti, ho notato che al suo interno non era per nulla disordinato. I vestiti erano ben piegati! Il primo indumento che ho tirato fuori erano delle scarpe speciali che indossavo per il mio hobby preferito, la danza. Ho indossato il mio costume da ballo e ho iniziato ad oscillare nella mia stanza vuota. In quel momento così tante belle emozioni hanno inondato il mio cuore facendolo esplodere di gioia. Dopodiché, uno per volta, ho tirato fuori tutti i costumi dei miei hobby e talenti ed ho iniziato ad indossarli. Quando pensavo di averli indossati tutti, guardando con attenzione nel fondo del cassetto, ho trovato vestiti che prima indossavo ma che ora, vivendo la mia vita adulta, ho abbandonato. Ho soffiato via la polvere, tolto le pieghe ed indossato i vari costumi. Ne ho tirati fuori sempre di più. Ok, quarantena, forse non è poi così male che mi hai costretto ad aprire questa cassettiera - sono diventata un Colombo contemporaneo scoprendo il mio continente di hobby e talenti. Parallelamente al primo cassetto, ho continuato a sbirciare al secondo. Oh Signore, quanto era disordinato! Tante cose aggrovigliate, piccoli dettagli, pezzi rotti (alcuni che ho già provato ad incollare) e tessuti cuciti. Un enorme mucchio di rottami con alcuni tesori incastrati. Un caos così grande potrebbe esistere solo nella mia testa. Ancora una volta mi sono ricordata che adesso ho del tempo per riordinare. Perciò, ho afferrato un po’ di colla, misi il filo nell'ago e iniziai a lavorare sui pezzi rotti, lasciandoli incastrare come un puzzle. La migliore scoperta in quel cassetto sono state le relazioni con gli altri. A volte diciamo che durante il giro nel treno della vita abbiamo passeggeri che entrano ed escono. Ma questo cassetto è stata la prova che con un po’ di filo posso ricostruire la rete di conoscenze e ritrovare quei passeggeri persi. Ora li chiamo amici.
Non ho dovuto aprire il terzo cassetto per indovinare cosa c’era dentro. Già dall'esterno, era così diverso. Dipinto con un morbido colore rosa pastello, il cassetto era coperto di glitter che lo rendevano più luminoso del primo gelo invernale. Era l’unico che non ho esitato ad aprire. All’interno c’erano i miei sogni raffigurati come nuvole di zucchero filato, che iniziavano a salire in cima. Continuavo ad acchiapparli ridendo come facevo da bambino. Così tanti sogni! Ho dimenticato che ce n'erano così tanti. Saltando su queste soffici nuvole, non vedevo l'ora di renderli reali.

Rimangono ancora alcuni cassetti da aprire. Ma ci sono anche minuti per farlo. Dopo un po’ di tempo da sola, ho qualcosa di importante da dire: “Quarantena, grazie per essere venuta, anche se non sei mai stata invitata. Hai chiuso una porta, ma ne hai aperte molte piccole altre.”

ENG
Knock knock! Before I asked “Who‘s there?“ or kindly invited a guest to “Come in“, the quarantine unexpectedly broke into my life. There is no good time for bad things to happen, and this case is not an exception. Uninvited guest brutally pushed and locked me in the room. The quarantine left me to sit alone like I was the last blossoming flower in the withering autumn. I sat in front of the huge chest of drawers – the only one furniture in the room. Oh well, as it seemed like I could not be able to unlock or break the door, I gently started to open up drawers – I had plenty of time for cleaning.

The first drawer on the top was easy to open. Once its secrets got revealed, I have noticed that the inside was not messy at all – it had nicely folded clothes! I took out the first one. It included special shoes – and I knew it is was my dancing hobby. I dressed up in the costume and started to swing in my empty room. So many great emotions flooded my heart bursting from joy. One by one I took different costumes of hobbies and talents and kept on trying them. But once I thought I tried them all, I looked deeper in the drawer. There were other costumes I worn before but later, living my adult life, abandoned. I blew off the dust, smoothened off the wrinkles and put on my various costumes of accordion playing, creative writing and cooking. I took out more and more of them. Ok, quarantine, maybe it is not that bad you forced me to open this chest of drawers – I became contemporary Columbus discovering my own continent of hobbies and talents.
In parallel with the first drawer, I kept on peeking to the second one. Dear lord, how messy it was! So many tangled stuff, tiny little details, broken (some already tried to glue) pieces and stitched fabrics. A huge scrap heap with some treasures stuck in it. Such a big mess could only be my own head. Once more I reminded myself that now I have some time to tidy up. Therefore, grabbed some glue, put the thread into the needle and started to work on broken pieces, letting them find one another like a puzzle. The best discovery found in that drawer, were relations with others. We sometimes say that in the ride of the life train, we have passengers getting in and out. But this drawer was a proof that with a little thread I can immerse the network of friendship and find those lost passengers again. Now I call them friends.
You didn’t have to open the third drawer to guess what is inside. That one, already from the outside, was so different. Painted with soft pastel pink colour, the drawer was covered by glitter that made it shine brighter than the first winter frost. It was the only one I had no hesitations to open. My dreams like sugar cotton candy clouds rose to the top. I kept on catching them laughing like how I did when I was a child. So many dreams! I forgot there were so much of them. Jumping on these fluffy clouds, I could not wait to make them real.

There are still some drawers left to open. But there are also ticking minutes to do it. After a while of being alone, I have something important to say: “Quarantine, thank you for coming. Even though, you were not invited. You shut down one door, but opened up many little others.”

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