Viaggiatori in Pantofole - Il racconto di Lara


Mai mi sarei aspettata che …
È strano come pur rimanendo a casa si possano conoscere moltissime persone. È difficile anche spiegarlo. Come si fa se si è in quarantena e quindi in isolamento? Soprattutto quando questa emergenza la stai passando in un Paese che non è il tuo, in una città che avevi appena iniziato a conoscere, da sola a casa e, soprattutto, cercando di comunicare e comprendere una lingua per te incomprensibile, le cui parole proprio non vogliono entrarti in testa. Sono cinque mesi ormai che abito a Belgrado, ma il serbo che parlo lo chiamo “quello di sopravvivenza”: saluti, spesa, numeri, qualche domanda, indicazioni. Nonostante ciò, dal momento in cui è iniziata quest’emergenza globale, il mio disorientamento iniziale, la mia confusione, le mie paure, hanno lasciato il posto al sostegno e ad un senso di comunità tra noi expat qui e non solo, che mi ha sorpresa, mi ha rincuorata e aiutata a non impazzire. Tutto ciò grazie, semplicemente, a Facebook, nella sua versione originaria, spoglia di post e commenti inutili, almeno in parte.

Un gruppo a cui mi ero iscritta tempo fa per cercare qualche suggerimento su qualche posto da visitare, un ristorante in cui cenare, e così via, dove si litigava per questioni, oggi, irrilevanti, negli ultimi due mesi circa, si è trasformato in un piccolo bollettino quotidiano riguardo tutti i provvedimenti attuati qui, un diario con consigli preziosi e pratici, appunto per gli stranieri che si trovano a Belgrado. Un modo per sentirsi meno soli, per risolvere problemi, dubbi, e mai come in questo caso, essere in grado di seguire le norme di comportamento adeguate e consigliate.
Philomena e Jules sono le amministratrici, e ogni giorno scrivono il resoconto delle misure adottate dal governo, postano i link utili e i numeri di telefono, le novità, tutto ciò che serve. Soprattutto ciò che riguarda la nostra burocrazia (visti, permessi, medici, polizia).
Kaya traduce ogni discorso del Presidente in inglese dal serbo. E lo fa in diretta, nella live chat che ci avvisa sempre che qualcosa potrebbe cambiare dalla sera alla mattina. Le abbiamo promesso tutti di offrirle una birra appena potremmo di nuovo abbracciarci.
Tristan parla italiano e mi scrive spesso chiedendomi se sto bene, se ho bisogno di qualcosa.
Mike è incredibile. Ha fatto prima lista di tutti i delivers che ancora operano in zona, dai supermercati alla vendita al dettaglio. Poi, ha creato una lista di “interpreti volontari” dal serbo a qualsiasi altra lingua, di coloro nel gruppo che hanno dato la loro disponibilità, nel caso qualcuno avesse problemi di salute e sia sfortunato nel trovarsi davanti un dottore o infermiere che parli solo serbo.
Poi c’è chi offre il suo ostello, la sua casa, o anche una stanza, a chi improvvisamente si ritrova bloccato in questa città o a chi cerca un posto tranquillo, o chi si offre come autista, e potrei continuare ancora la lista.

Sembrano piccole cose, ma noi viaggiatori lo sappiamo, ogni piccolo dettaglio, informazione, è utile, e poter scambiare punti di vista e problemi, ascoltare pareri altrui, è indispensabile.

Ora mi sto preparando al mio possibile rientro in Italia nelle prossime settimane con un volo organizzato dall’Ambasciata. Sarà un viaggio diverso, unico in un certo senso, strano, quasi come se fosse il primo volo della mia vita, perché non so cosa aspettarmi. Sono certa, però, che la mia curiosità verso nuovi posti, la mia voglia di preparare una valigia e partire non scomparirà nel futuro, appena sarà di nuovo finalmente possibile.

Noi viaggiatori in pantafole stiamo solo preparando le nostre scarpe da ginnastica per poter camminare di nuovo dal mare alla montagna, dalle città ai piccoli villaggi, stiamo ricaricando le pile, ci stiamo lasciando ispirare dai libri, dai film, dalla musica che leggiamo, vediamo e ascoltiamo, prendiamo il sole dalla finestra, prepariamo ricette complicate, in questo periodo un po' particolare. Stiamo imparando a rispettarci e ad aiutarci un po' di più a vicenda e a rispettare noi stessi, come è successo a me e al mio gruppo virtuale, capace di gesti reali.

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