In questo periodo di difficoltà e cambiamenti viene quasi spontaneo porsi alcune domande. La prima a parer mio è “quando torneremo alla normalità?” e di conseguenza “quale sarà la nostra normalità dopo questo, sarà cambiato qualcosa o si riprenderà la propria vita come la si è lasciata?”
Per questo motivo ho pensato fosse interessante sentire e vedere più punti di vista. Ho chiesto a quattro ragazzi con diverse situazioni quale fosse la loro opinione: Emanuele, Carolina, Federica e Luca.
Per questo motivo ho pensato fosse interessante sentire e vedere più punti di vista. Ho chiesto a quattro ragazzi con diverse situazioni quale fosse la loro opinione: Emanuele, Carolina, Federica e Luca.
E infatti per certi aspetti ho avuto pensieri contrastanti e per altri concordanti, a partire da Carolina, una studentessa di Biotecnologie farmaceutiche, che alla domanda “come ti immagini il futuro e quale sarà la nostra normalità” ha risposto in questo modo:
- Io non ho più una percezione della realtà ormai perché sono rinchiusa a casa da quando è stata emanata la quarantena, ma posso dirti che mi aspetto un mondo completamente nuovo in cui le persone si guardano tra loro come “appestati”. Non so più cosa sarà la ‘normalità’ dopo questo, ma sicuramente non avrà spazio nelle nostre vite. Secondo me, anche inconsciamente, esiteremo ad abbracciare una persona a cui vogliamo bene, a baciare chi amiamo e a dare una pacca sulla spalla a chi vogliamo consolare. Sarà una realtà in cui dovremo imparare a trasmettere le emozioni solamente con gli occhi (e sperare che non si appannino gli occhiali con la mascherina), perché se prima un abbraccio valeva più di mille parole ora dovremmo cercare di imparare a parlare di più e a confortarci di meno… So che, sebbene la nostra situazione qui non sia minimamente paragonabile a quella di altre regioni d’Italia -viviamo in Sardegna, un’isola che ha avuto fortunatamente pochi contagi- … sarò la prima ad aver quella sensazione di disagio addosso che non ho mai provato prima.
In contrasto con il pensiero di Carolina, Emanuele, studente di Economia e Finanza, alle stesse domande risponde in questo modo:
- Secondo me alla fine di tutto faremo un po' più attenzione alle piccole cose, all'inizio avremo paura di chi ci gira intorno e voglia di riabbracciare o avere un contatto più stretto con le persone che si frequentavano prima. Come il semplice” saluto col 5” o i due baci sulla guancia.In un primo momento cercheremo di avvicinarci sempre di più alle persone che non abbiamo avuto la possibilità di vedere in questo periodo, come gli amici, i fidanzati, la famiglia, etc… e le giornate fuori saranno molto più lunghe.
Ci sarà un'esplosione di rapporti sociali e poi si tornerà gradualmente alla normalità …
Onestamente non posso pienamente riconoscermi in nessuna delle due visioni. Mentre da un lato sono convinta che i rapporti inizialmente saranno necessariamente accompagnati dalla paura del prossimo, dall’altra parte la lontananza è servita per fortificare/ spezzare i rapporti di qualsiasi tipo e il desiderio di rivedersi è quasi inevitabile. Non è facile capire come sarà il futuro… penso che inizialmente si apprezzeranno cose che prima erano date per scontate e che poi tutto ritornerà come prima, ma con una nuova consapevolezza, che ci porterà ad apprezzare ogni momento. Mi rendo conto che la mia visione è un po’utopistica, ma mi piace pensare che sarà così!
Si nota subito l’impronta di Federica, una studentessa di Lingue e Comunicazione:
- Il futuro dopo tutto questo tornerà ad essere uguale, lentamente e credo che per tornare alla normalità potrà volerci più di un anno, confrontando con gli altri periodi aventi malattie importanti. Che sia o meno una visione pessimistica, l'uomo è guidato dal denaro e quindi per forza si tornerà alla normalità. Non finirà presto, però piano piano la gente se ne dimenticherà. Sicuramente in quarantena, perlomeno io, ho acquisito una percezione diversa del mio tempo e credo che almeno nel mio piccolo le mie abitudini cambieranno, non ritorneranno come prima.
Le persone hanno sempre tenuto le distanze con gli estranei quindi da quel punto di vista cambierà poco. A causa dell’ignoranza e della stupidità, tutti aspettano di uscire e non credo che si avrà paura per un qualcosa che non si vede.
La visione disincantata di Federica, mette in risalto l’aspetto economico che è preponderante nella vita di tutti e che Emanuele e Carolina non hanno affrontato. In relazione a questo, Luca mette in evidenza un ulteriore aspetto: il senso civico e di responsabilità che ogni cittadino dovrebbe avere nei confronti del prossimo.
Luca studente di Medicina, stava svolgendo il progetto Erasmus in Francia ed è stato costretto a tornare a casa. A lui ho chiesto inoltre se a suo parere la pandemia avrebbe influenzato negativamente progetti come Erasmus o ESC, in relazione alla paura di viaggiare:
- Il mio personale parere è che nel momento in cui la minaccia sarà debellata totalmente o quasi, le persone usciranno e vivranno la loro vita come prima. Io non ho la sensazione che il nostro modo di vivere fosse sbagliato, almeno sotto il punto di vista di contatti, viaggi e vita sociale. Certo la paura potrebbe esserci, ma più che dirti cosa succederà posso dirti come la vivrei io. In questo posso dirti che dovremmo tutti essere migliori a livello civico. Se effettivamente noi ragazzi all'inizio avessimo avuto un minimo di senso di abnegazione e fossimo rimasti ognuno in casa, anche lontani (non posso parlare di situazioni come soggiorni all'estero perché lì entrano in gioco meccaniche diverse) allora si sarebbe risolta come in Cina: una brutta epidemia regionale. Invece c'è stata la corsa alle seconde case, la corsa dalla mamma, promossa da genitori e figli, che ha portato il virus ovunque. E di sicuro non penso (o più che altro spero) che questa esperienza tolga voglia di conoscere il nuovo ai giovani, e quindi rimuova iniziative come l'Erasmus o simili. Tra i miei colleghi non serpeggia la paura di partire, ma solo la frustrazione di non poterlo teoricamente fare l'anno prossimo.
…penso che noi ragazzi dovremmo essere un po' più responsabili e critici e non semplicemente farci guidare dai genitori che ci tolgono dalle situazioni scomode. Siamo considerati adulti troppo tardi, quando in realtà siamo noi la vera realtà mondiale ora. È giusto criticare ed educare anche gli altri se vogliamo cambiare qualcosa, e avere il coraggio di dire a sé stessi e agli altri "no mamma sto qui perché è giusto così"
In relazione a questi ultimi due interventi posso riconoscere due temi fondamentali che bisognerebbe affrontare. Il primo è il senso del dovere che ognuno di noi dovrebbe avere ma che purtroppo spesso manca, motivo dominante dell’articolo di Luca. Il secondo è un punto toccato da Federica, ed è la continua ricerca da parte dell’uomo del denaro che spesso sfortunatamente sovrasta il senso civico e i comportamenti che si dovrebbero seguire, descritti in modo molto chiaro e giusto da Luca.
Quindi torniamo alla domanda principale, cosa sarà la normalità per me?
La normalità non sarà sicuramente la stessa di due mesi fa, ognuno di noi cambia continuamente e in ogni occasione, il tempo scorre e le persone di conseguenza vanno avanti. Quello che voglio credere è che il cambiamento avvenga positivamente e che si sarà capace di apprezzare veramente ciò che si ha e creare nuovi valori, sia morali che civici. Ma nessuno è perfetto… e ovviamente non sarà così per tutti o lo sarà solo in parte, e se anche una sola parte cambierà, sarà un inizio!
- Io non ho più una percezione della realtà ormai perché sono rinchiusa a casa da quando è stata emanata la quarantena, ma posso dirti che mi aspetto un mondo completamente nuovo in cui le persone si guardano tra loro come “appestati”. Non so più cosa sarà la ‘normalità’ dopo questo, ma sicuramente non avrà spazio nelle nostre vite. Secondo me, anche inconsciamente, esiteremo ad abbracciare una persona a cui vogliamo bene, a baciare chi amiamo e a dare una pacca sulla spalla a chi vogliamo consolare. Sarà una realtà in cui dovremo imparare a trasmettere le emozioni solamente con gli occhi (e sperare che non si appannino gli occhiali con la mascherina), perché se prima un abbraccio valeva più di mille parole ora dovremmo cercare di imparare a parlare di più e a confortarci di meno… So che, sebbene la nostra situazione qui non sia minimamente paragonabile a quella di altre regioni d’Italia -viviamo in Sardegna, un’isola che ha avuto fortunatamente pochi contagi- … sarò la prima ad aver quella sensazione di disagio addosso che non ho mai provato prima.
In contrasto con il pensiero di Carolina, Emanuele, studente di Economia e Finanza, alle stesse domande risponde in questo modo:
- Secondo me alla fine di tutto faremo un po' più attenzione alle piccole cose, all'inizio avremo paura di chi ci gira intorno e voglia di riabbracciare o avere un contatto più stretto con le persone che si frequentavano prima. Come il semplice” saluto col 5” o i due baci sulla guancia.In un primo momento cercheremo di avvicinarci sempre di più alle persone che non abbiamo avuto la possibilità di vedere in questo periodo, come gli amici, i fidanzati, la famiglia, etc… e le giornate fuori saranno molto più lunghe.
Ci sarà un'esplosione di rapporti sociali e poi si tornerà gradualmente alla normalità …
Onestamente non posso pienamente riconoscermi in nessuna delle due visioni. Mentre da un lato sono convinta che i rapporti inizialmente saranno necessariamente accompagnati dalla paura del prossimo, dall’altra parte la lontananza è servita per fortificare/ spezzare i rapporti di qualsiasi tipo e il desiderio di rivedersi è quasi inevitabile. Non è facile capire come sarà il futuro… penso che inizialmente si apprezzeranno cose che prima erano date per scontate e che poi tutto ritornerà come prima, ma con una nuova consapevolezza, che ci porterà ad apprezzare ogni momento. Mi rendo conto che la mia visione è un po’utopistica, ma mi piace pensare che sarà così!
Si nota subito l’impronta di Federica, una studentessa di Lingue e Comunicazione:
- Il futuro dopo tutto questo tornerà ad essere uguale, lentamente e credo che per tornare alla normalità potrà volerci più di un anno, confrontando con gli altri periodi aventi malattie importanti. Che sia o meno una visione pessimistica, l'uomo è guidato dal denaro e quindi per forza si tornerà alla normalità. Non finirà presto, però piano piano la gente se ne dimenticherà. Sicuramente in quarantena, perlomeno io, ho acquisito una percezione diversa del mio tempo e credo che almeno nel mio piccolo le mie abitudini cambieranno, non ritorneranno come prima.
Le persone hanno sempre tenuto le distanze con gli estranei quindi da quel punto di vista cambierà poco. A causa dell’ignoranza e della stupidità, tutti aspettano di uscire e non credo che si avrà paura per un qualcosa che non si vede.
La visione disincantata di Federica, mette in risalto l’aspetto economico che è preponderante nella vita di tutti e che Emanuele e Carolina non hanno affrontato. In relazione a questo, Luca mette in evidenza un ulteriore aspetto: il senso civico e di responsabilità che ogni cittadino dovrebbe avere nei confronti del prossimo.
Luca studente di Medicina, stava svolgendo il progetto Erasmus in Francia ed è stato costretto a tornare a casa. A lui ho chiesto inoltre se a suo parere la pandemia avrebbe influenzato negativamente progetti come Erasmus o ESC, in relazione alla paura di viaggiare:
- Il mio personale parere è che nel momento in cui la minaccia sarà debellata totalmente o quasi, le persone usciranno e vivranno la loro vita come prima. Io non ho la sensazione che il nostro modo di vivere fosse sbagliato, almeno sotto il punto di vista di contatti, viaggi e vita sociale. Certo la paura potrebbe esserci, ma più che dirti cosa succederà posso dirti come la vivrei io. In questo posso dirti che dovremmo tutti essere migliori a livello civico. Se effettivamente noi ragazzi all'inizio avessimo avuto un minimo di senso di abnegazione e fossimo rimasti ognuno in casa, anche lontani (non posso parlare di situazioni come soggiorni all'estero perché lì entrano in gioco meccaniche diverse) allora si sarebbe risolta come in Cina: una brutta epidemia regionale. Invece c'è stata la corsa alle seconde case, la corsa dalla mamma, promossa da genitori e figli, che ha portato il virus ovunque. E di sicuro non penso (o più che altro spero) che questa esperienza tolga voglia di conoscere il nuovo ai giovani, e quindi rimuova iniziative come l'Erasmus o simili. Tra i miei colleghi non serpeggia la paura di partire, ma solo la frustrazione di non poterlo teoricamente fare l'anno prossimo.
…penso che noi ragazzi dovremmo essere un po' più responsabili e critici e non semplicemente farci guidare dai genitori che ci tolgono dalle situazioni scomode. Siamo considerati adulti troppo tardi, quando in realtà siamo noi la vera realtà mondiale ora. È giusto criticare ed educare anche gli altri se vogliamo cambiare qualcosa, e avere il coraggio di dire a sé stessi e agli altri "no mamma sto qui perché è giusto così"
In relazione a questi ultimi due interventi posso riconoscere due temi fondamentali che bisognerebbe affrontare. Il primo è il senso del dovere che ognuno di noi dovrebbe avere ma che purtroppo spesso manca, motivo dominante dell’articolo di Luca. Il secondo è un punto toccato da Federica, ed è la continua ricerca da parte dell’uomo del denaro che spesso sfortunatamente sovrasta il senso civico e i comportamenti che si dovrebbero seguire, descritti in modo molto chiaro e giusto da Luca.
Quindi torniamo alla domanda principale, cosa sarà la normalità per me?
La normalità non sarà sicuramente la stessa di due mesi fa, ognuno di noi cambia continuamente e in ogni occasione, il tempo scorre e le persone di conseguenza vanno avanti. Quello che voglio credere è che il cambiamento avvenga positivamente e che si sarà capace di apprezzare veramente ciò che si ha e creare nuovi valori, sia morali che civici. Ma nessuno è perfetto… e ovviamente non sarà così per tutti o lo sarà solo in parte, e se anche una sola parte cambierà, sarà un inizio!