Era il mese di Febbraio, ed io mi trovavo in Turchia per un Training course (sempre all’interno dell’Erasmus+), quando parlando con i ragazzi turchi ideatori del progetto sono venuta a sapere di questa possibilità, e sono stati loro a suggerirmi di fare domanda. La sera stessa ho mandato subito l’application.
Appena l’ho comunicato a casa con un messaggio, la risposta è stata: “Ancora non sei tornata e già fai domanda per ripartire? Fai come vuoi. La vita è tua, se sei felice fallo”.
E così a distanza di poco più di un mese dal mio ritorno in Italia, il 23 marzo ero di nuovo nello stesso aeroporto a prendere nuovamente un aereo che mi avrebbe portato un’altra volta ad Istanbul e da lì in Cappadocia, nel pieno centro della Turchia.
Per me è stato un po’ come “tornare a casa”, perché qui, anni fa, grazie al programma Erasmus avevo passato 6 mesi all’Università di Nevşehir. A proposito, durante questo progetto abbiamo avuto l’opportunità di visitarla... quando con il pullman ho varcato quel cancello, che per 6 mesi avevo sempre attraversato a piedi, tutti i ricordi sono riaffiorati.
Eravamo ragazzi provenienti da Ungheria, Polonia, Spagna, Lettonia e ovviamente noi dall’Italia, riuniti in questo caratteristico paesino dal nome Ortahisar, al centro di questa favolosa regione la Cappadocia, ad affrontare un tema che ci tocca da vicino, quello della disoccupazione e imprenditoria giovanile.
In questa settimana intensa, ma aihmè brevissima, non abbiamo solo lavorato e discusso divisi in gruppi, ogni volta differenti (cosa che ci ha aiutato a conoscerci meglio). Una sera, come da copione di tutti i progetti, c’è stata la serata interculturale dove abbiamo avuto modo di assaggiare cibo e bevande tipiche delle varie nazioni. Tutti ci ricorderemo la Pálinka, dei ragazzi ungheresi, il raki e l’ayran dei turchi. Altre sere abbiamo ballato, camminato per il paese, e in generale passato del tempo tutti assieme. Facendo anche le ore piccole.
Abbiamo avuto anche del tempo libero per fare i “turisti”. Siamo andati a visitare l’Open Air Museum a Göreme e la città sotterranea di Kaymakli, e un altro ancora io con altri ragazzi abbiamo deciso di fare una escursione nella Red Valley, da cui si può ammirare a pieno le bellezze naturalistiche di questa regione. Guardate le foto, e sfido chiunque a dirmi che ho torto!!!
E’ stata una settimana intensa, ma che ha permesso ad ognuno di noi di ampliare il proprio bagaglio culturale ed emotivo, probabilmente molto di più rispetto ad un progetto fatto in una nazione dell’Europa occidentale, proprio perché la Turchia ha una cultura un po’ diversa da quella a cui tutti siamo abituati.
Quello che mi porterò dentro per sempre, è l’amicizia stretta con gli altri ragazzi (ovviamente con qualcuno di più degli altri). Ognuno di loro ha “regalato” qualcosa a livello personale, e sarebbe bello potersi rincontrare in qualche altro progetto.
Non si può esprimere con le parole quello che si prova partecipando a questi progetti, per questo consiglio a chiunque di provare almeno una volta questa esperienza, e vedrete che appena tornerete nella vostra “comfort zone” in Italia, accenderete il vostro PC per cercare un nuovo progetto e partire per una nuova destinazione.
Diventa un pò come una “droga”, ma di quelle che fanno bene.
Appena l’ho comunicato a casa con un messaggio, la risposta è stata: “Ancora non sei tornata e già fai domanda per ripartire? Fai come vuoi. La vita è tua, se sei felice fallo”.
E così a distanza di poco più di un mese dal mio ritorno in Italia, il 23 marzo ero di nuovo nello stesso aeroporto a prendere nuovamente un aereo che mi avrebbe portato un’altra volta ad Istanbul e da lì in Cappadocia, nel pieno centro della Turchia.
Per me è stato un po’ come “tornare a casa”, perché qui, anni fa, grazie al programma Erasmus avevo passato 6 mesi all’Università di Nevşehir. A proposito, durante questo progetto abbiamo avuto l’opportunità di visitarla... quando con il pullman ho varcato quel cancello, che per 6 mesi avevo sempre attraversato a piedi, tutti i ricordi sono riaffiorati.
Eravamo ragazzi provenienti da Ungheria, Polonia, Spagna, Lettonia e ovviamente noi dall’Italia, riuniti in questo caratteristico paesino dal nome Ortahisar, al centro di questa favolosa regione la Cappadocia, ad affrontare un tema che ci tocca da vicino, quello della disoccupazione e imprenditoria giovanile.
In questa settimana intensa, ma aihmè brevissima, non abbiamo solo lavorato e discusso divisi in gruppi, ogni volta differenti (cosa che ci ha aiutato a conoscerci meglio). Una sera, come da copione di tutti i progetti, c’è stata la serata interculturale dove abbiamo avuto modo di assaggiare cibo e bevande tipiche delle varie nazioni. Tutti ci ricorderemo la Pálinka, dei ragazzi ungheresi, il raki e l’ayran dei turchi. Altre sere abbiamo ballato, camminato per il paese, e in generale passato del tempo tutti assieme. Facendo anche le ore piccole.
Abbiamo avuto anche del tempo libero per fare i “turisti”. Siamo andati a visitare l’Open Air Museum a Göreme e la città sotterranea di Kaymakli, e un altro ancora io con altri ragazzi abbiamo deciso di fare una escursione nella Red Valley, da cui si può ammirare a pieno le bellezze naturalistiche di questa regione. Guardate le foto, e sfido chiunque a dirmi che ho torto!!!
E’ stata una settimana intensa, ma che ha permesso ad ognuno di noi di ampliare il proprio bagaglio culturale ed emotivo, probabilmente molto di più rispetto ad un progetto fatto in una nazione dell’Europa occidentale, proprio perché la Turchia ha una cultura un po’ diversa da quella a cui tutti siamo abituati.
Quello che mi porterò dentro per sempre, è l’amicizia stretta con gli altri ragazzi (ovviamente con qualcuno di più degli altri). Ognuno di loro ha “regalato” qualcosa a livello personale, e sarebbe bello potersi rincontrare in qualche altro progetto.
Non si può esprimere con le parole quello che si prova partecipando a questi progetti, per questo consiglio a chiunque di provare almeno una volta questa esperienza, e vedrete che appena tornerete nella vostra “comfort zone” in Italia, accenderete il vostro PC per cercare un nuovo progetto e partire per una nuova destinazione.
Diventa un pò come una “droga”, ma di quelle che fanno bene.