Il racconto di Alessia e Ed | Youth Exchange Erasmus+ "Yes-Youth, Equality, Sport" - Vészprém, Ungheria, dall'11 al 19 ottobre 2016
Ci sono posti in Europa che tanti viaggiatori sottovalutano in favore di grandi capitali o città metropolitane: questo probabilmente era il mio caso! Lo era fino a quando mi sono innamorata di Veszprem (Ungheria), una città in cui la natura ha il suo dovuto spazio e i panorami sembrano dei dipinti.
Proprio su questo sfondo idilliaco, io, Hajar, Wafaa, Ed e Gabriele (Italian team) abbiamo condiviso un’esperienza straordinaria con altri 40 ragazzi provenienti da Francia, Grecia, Bulgaria, Ungheria, Lituania, Spagna, Slovenia e Turchia.
Se una persona scettica come me, vi parla addirittura di amicizia, credetele! Oltre a condividere il tempo per le attività tematiche infatti, condividevamo (nessuno escluso), uscite serali e notti insonni, divertimento e svago che ci hanno tanto uniti e permesso di conoscerci singolarmente. Questa esperienza mi ha dato la possibilità di conoscere gente fantastica che non posso e non voglio lasciare lì nei miei ricordi; mi ha permesso di conoscere tutti gli aspetti della convivenza multiculturale ed infine, di provare emozioni indescrivibili che non potrò mai dimenticare.
Alessia Morrone
I viaggi come l’Erasmus + sono sempre una questione di coraggio; lo sono perché deciderai di fare questa esperienza solo se sei abbastanza coraggioso per conoscerti meglio, fino in fondo. Ciò succede perché quando sei solo su un volo Bari-Budapest, consapevole di non conoscere nulla e nessuno in Ungheria, entri in crisi: non sai cosa ti aspetta ed hai paura, soprattutto se dovrai usare una cartina piuttosto che google maps per muoverti. Quante volte mi sono perso! Allo stesso tempo però hai un’unica certezza: vuoi divertirti!
Il progetto a Veszprem può essere infinitamente definito perché io mi sono divertito tanto, tanto, tanto, ma ho anche riflettuto parecchio sulla tematica dei rifugiati. Questo viaggio, giorno per giorno, mi ha estratto il cuore dal petto, me lo ha rubato e l’ultimo giorno me lo ha restituito più intatto, ma soprattutto più grande!
Conoscere Wael, rifugiato siriano che attualmente vive in Germania, e rendersi conto di quanta sofferenza ha provato in 21 anni di vita ha annullato ogni mia sofferenza e preoccupazione nei miei 20 anni di vita. Mi ero già reso conto che la mia vita fosse più fortunata rispetto a quella di un rifugiato guardando il Tg, ma con Wael tutto ciò si è concretizzato: è diventato una realtà che non ho potuto ignorare. Allora ho pensato “Io ho avuto più motivi per essere felice e ho sempre pensato di non esserlo abbastanza. Devo chiamare i miei genitori per ringraziarli per tutto ciò che hanno fatto per me.” Non voglio che una guerra spazzi via le loro vite e che li allontani da me, Non voglio che diventi troppo tardi per dire loro “ mamma, papà, vi voglio bene!”
Da questo momento in poi il mio motto è “don’t worry, be happy!”
Ed Marquez