Addicted to Success!
Youth Exchange Erasmus+ a Piatra Neamt,
Romania
21-30 Settembre 2015
Prendete un
gruppo di ragazzi italiani, un gruppo di ragazzi albanesi, un gruppo di ragazzi
spagnoli e un gruppo di ragazzi romeni.
No, non è
l’inizio di una barzelletta, bensì l’inizio della nostra avventura.
Sono partita il
20 settembre con dei perfetti sconosciuti e con mille preoccupazioni – riuscirò
a integrarmi? Mi piacerà la Romania? Con chi avrò a che fare?
Poi dieci
giorni sono volati e io sono tornata a casa con degli amici, e a tutti quelli
che non sono tornati in Italia con me ho lasciato un pezzettino di me stessa,
con la promessa che prima o poi andrò a riprenderlo. Non capisco nemmeno di
cosa mi preoccupassi prima di partire, anzi, sono già impaziente di rimettermi
in viaggio.
Il titolo del
progetto parla chiaro: che ci sentissimo già persone di successo o meno,
l’importante era la voglia di mettersi in gioco, essere aperti a ogni tipo di
novità ed essere disposti a superare le proprie paure, anche con l’aiuto degli
altri.
Sin dal primo
giorno, durante le presentazioni, lì in mezzo a un cerchio di persone nuove, è
stato come essere circondata da ventiquattro specchi, ognuno dei quali
rifletteva un’immagine diversa di me stessa, ma tutte ugualmente reali. Nessuno
era lì per giudicarmi, tutti erano curiosi di sapere cosa, esattamente, mi
avesse portato lì, e tutti avevano voglia di dire la propria su tutto, mettendo
in pratica il motto “sharing is caring”.
Ci è bastata
mezza giornata per sentirci parte di un gruppo unico, uniti da un filo
invisibile fatto di viaggi, esperienze, conoscenze e lingue diverse.
Non è stato
solo l’inglese a permetterci di comunicare. C’è stato molto di più, le
emozioni, i pianti, le risate, la musica, il non essere sempre d’accordo su
tutto, il prendersi in giro, il saper chiedere scusa. Riuscire a non annoiarsi
pur essendo sempre in compagnia delle stesse persone, chiusi in uno spazio
relativamente ristretto, con ben poco con cui svagarsi.
Parlare con
ragazzi provenienti da culture diverse dalla nostra è stato sufficiente per
riuscire a fare un viaggio nel viaggio. Cambiare prospettiva, metterci dalla
loro parte, ci ha fatto amare i loro paesi come loro li amano, indignarci per
ciò che non funziona, e messo in moto il cervello per trovare delle possibili
soluzioni. In fondo, il successo si raggiunge anche così, un passo alla volta.
Al di là degli
insegnamenti che ognuno può avere più o meno percepito durante il progetto, e
poi applicato o meno alla propria vita una volta tornati a casa, sono sicura
che una cosa accomuna tutti: i luoghi, le persone, le storie, è questo che ci
rimane dentro, che ci cambia irreversibilmente e ci spinge ad andare avanti
nonostante tutto e tutti.
C’è uno
scrittore, sceneggiatore e traduttore italiano, Pino Cacucci, che ha scritto
“Le radici sono importanti, nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le
gambe, non le radici, e le gambe sono fatte per andare altrove”. Non potrei
essere più d’accordo con questo pensiero. Abbiamo bisogno di viaggiare, di
scoprire nuovi sapori, nuovi luoghi, nuova gente. Entrare in contatto con ciò
che c’è fuori per comprendere noi stessi.
Come mi sento
dopo questo mio primo Youth exchange? Migliore. E sulla strada giusta per
migliorare ancora.
Chiara Pistillo